Via dei Bresciani (R. V - Ponte) (da via Giulia a via del Gonfalone)
La via prese il nome dalla chiesa eretta nel 1575 dalla Congregazione dei Bresciani entro “il tempio corintio non finito” che Bramante stava costruendo per l’erigendo palazzo dei Tribunali, voluto da Giulio II (1503-1513) e rimasto, per la morte del pontefice, al principio del bugnato come si vede ancora presso S. Biagio della Pagnotta [1] (a via Giulia n.64) insieme ai sedili di travertino detti “i sofà di via Giulia”.
Il “tempio corinzio” che, fino alla cessione ai Bresciani, servì per molto tempo a rappresentazione di commedie, fu atterrato e la chiesa edificata aggiunse al titolo dei SS. Faustino e Giovita anche quello di S. Anna dei Bresciani. Fu demolita per la costruzione dei muraglioni del Tevere (circa 1890).
La chiesa di S. Biagio, detto “de Cantu secuto” dalla secca che il Tevere lasciava in quel punto, chiamata dal popolo “Seccuta” oggi "polverino" e “caput” per aver essa inizio in quel luogo, si corruppe ancora nel suo attributo: “Caput seccutae” diventò “gastru secuta”; “gatta secuta” [2]; “cantu securo”; “cantu secuta”; “de canto secuto”; ecc. Nel tempio, presso l’attuale palazzo Sacchetti, si trova tuttora un’epigrafe che ricorda la riedificazione della chiesa fatta nel 1072, a cura dell’abate dell’annesso monastero che era una delle venti abbazie di Roma
In una relazione sullo “stato temporale delle chiese romane”, nella seconda metà del XVII sec., è scritto: ”Da chi fosse fondata non si sa, ma si sa essere una delle chiese antichissime di Roma e che fusse il tempio di Nettuno....Non ha organo: il campanile è di struttura antica con due campane, una assai grande. Ha cinque sepolture; ha il cimitero vicino alla sacrestia circondato di un muro con una croce grande di legno et altre piccole di ferro....” Nel XV sec., per mancanza di monaci, fu ridotta a commenda fino al 1439, quando diventò parrocchia alle dipendenze del Capitolo Vaticano .
Sotto Eugenio IV (Gabriele Condulmer - 1431-1447) la reliquia della “gola di S. Biagio”, che v’era custodita, fu trasferita in S. Pietro. Sotto Nicolò V (Tommaso Parentucelli - 1447-1455) la chiesa tornò ad essere commenda e rimase tale fino al XVI sec., quando tornò al capitolo di S. Pietro.
Nel 1836, Gregorio XVI (Mauro Alberto Cappellari - 1831-1846) l’affidò agli Armeni [3] che dimoravano presso S. Maria Egiziaca [4] e che l’officiano tutt’ora.
Si dice adesso S. Biagio “della Pagnotta” dall’uso che v’era, il giorno tre di gennaio, festa del santo eponimo, di distribuire al popolo dei piccoli pani benedetti, così come si praticava in S. Biagio de´ Materassari, in vicolo del Divino Amore ed altre chiese.
Altra chiesa è quella di S. Maria del Suffragio (Vedi via Giulia - Regola) edificata nel 1616, quando la compagnia omonima, fondata circa il 1592, abbandonò la vicina chiesa di San Biagio, ove teneva l’oratorio dei fratelli.
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[1] Ai monaci di S. Biagio spettava anticamente la cura del cadavere dei pontefici.
[2] “ad gatam o gattam secatam” forse dalla “pasta tagliata o scompartita”, che nel medioevo fu detta con vocabolo gallico “gata” che veniva distribuita dall’annesso ospizio di poveri.
[3] “I quali hanno aggiunto poi alla chiesa il nuovo abside, e l'hanno restaurata, ed abbellita in tutte le sue parti, sotto la direzione e disegno di Filippo Navona architetto e vi hanno eretto l'ospizio da fondamenti a proprie spese per comodo, ed abitazione dei nazionali Armeni.". (Da Guida Metodica di Roma e i Suoi Contorni del Marchese Giuseppe Melchiorri – Roma 1868)
[4] Tempio rettangolare del Foro Boario (vedi piazza della Bocca della Verità - Ripa)
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